“Respira, calma, non ti preoccupare, ce la fai.”

Questo è ciò che avrei avuto bisogno di sentirmi dire sin da piccina e che ora ho imparato a dirmi quando il mio sistema va in sovraccarico. Sì, perché accade ancora – è la mia natura – sebbene molto di meno rispetto a un tempo, sebbene ora abbia degli strumenti che mi permettono di navigare meglio quei momenti di tempesta sensoriale. Ma capita. E allora: calma, respira, ce la fai, ce l’hai sempre fatta.

La mia sensibilità non è qualcosa che indosso o tolgo a piacimento: è il modo in cui sono cablata per percepire il mondo. E sì, a volte è faticoso. Ma sai cosa? È anche la mia più grande risorsa.

Oltre i fraintendimenti: la sensibilità come intelligenza superiore

È ancora profondo il fraintendimento che circonda l’alta sensibilità. Nella nostra cultura, essere sensibili è spesso visto come una debolezza, qualcosa di cui scusarsi, un tratto da correggere o nascondere. Ma la verità che ho scoperto nel mio percorso è completamente diversa: la sensibilità, quando compresa e coltivata consapevolmente, diventa una forma di intelligenza superiore.

E sebbene io lavori con l’energia e ne parli spesso, in questo caso non sto parlando di capacità paranormali o di doni mistici. Sto parlando di una realtà neurobiologica documentata dalla scienza: le Persone Altamente Sensibili hanno accesso a livelli di informazione che sfuggono alla maggior parte delle persone. Il nostro sistema nervoso finemente sintonizzato capta sfumature, pattern, connessioni che altri non vedono.

Come afferma la dottoressa Elaine Aron: “Le persone altamente sensibili elaborano le informazioni sensoriali più profondamente a causa delle differenze biologiche nel loro sistema nervoso. Questo non è un difetto – è una caratteristica normale che si trova in molte specie animali.”

Dal “game over” alla comprensione di sé

Per anni ho considerato la mia ipersensibilità come un difetto da nascondere. Spesso mi sono sentita incompresa, e prima di tutto mi sono sentita incompresa da me stessa, tutte le volte che andavo in quello che chiamavo “game over”.

Succedeva quando le cose da fare aumentavano e si facevano pressanti le tempistiche. Per me ogni compito ne comprendeva almeno altri due, perché in ogni cosa consideravo anche annessi e connessi. Mi sentivo sempre più sprofondare e soffocare dalle incombenze, dal tempo che stringeva impietosamente, dai sensi allertati che mi facevano sentire sull’orlo di un crollo.

Quante volte mi sono sentita dire: “Non prendertela così”, “lascia stare, farai quando puoi, non c’è fretta”. Lo so, fondamentalmente è vero, ogni cosa a suo tempo. Ora che ho capito che questo è un tratto della mia personalità riesco a considerare la genuinità di queste frasi. Ma quando mi trovavo nella morsa sensoriale le trovavo irritanti perché mi sbattevano in faccia l’incomprensione di chi mi stava vicino.

La disconnessione da me stessa

Finché non è giunta la comprensione del mio tratto di personalità PAS, ogni volta che provavo a seguire questi consigli, stavo solo costruendo muri intorno al mio cuore. Cercavo di smussare quella parte di me che sentiva tutto così intensamente, con il risultato di una disconnessione profonda da me stessa, una perdita di contatto con quella bussola interiore che mi aveva sempre guidata, anche quando non ne ero consapevole.

La svolta: da problema a risorsa

Riconoscere la mia sensibilità come un’antenna e una risorsa piuttosto che come un problema mi ha dato un profondo sollievo ed è stata un’importante svolta personale e professionale.

Ho cominciato a prestare attenzione a quelle sensazioni sottili che prima cercavo di ignorare: il disagio fisico che provavo anche solo pensando a progetti o impegni intensi, la pace profonda che sentivo in determinati ambienti, l’intuizione immediata su situazioni che “non quadravano”, e il piacere di cullarmi a casa nella sicurezza e protezione che mi nutre.

Da quel momento ho capito che la mia sensibilità mi stava costantemente fornendo informazioni preziose sul mondo che mi circondava, informazioni che altri non percepivano.

La scienza dietro l’intuizione sensibile

La Dottoressa Elaine Aron e il suo team di ricerca hanno utilizzato tecnologie di neuroimaging per studiare i cervelli delle Persone Altamente Sensibili. Quello che hanno scoperto è straordinario: quando esponiamo una PAS a stimoli sottili, il suo cervello mostra un’attivazione significativamente maggiore nelle aree associate all’elaborazione delle informazioni e alla percezione delle sfumature.

In parole semplici, noi PAS abbiamo letteralmente un hardware neurologico diverso. Il nostro cervello elabora più informazioni, fa più connessioni, nota più dettagli. Quello che spesso viviamo come “over thinking” è in realtà il nostro sistema nervoso che lavora esattamente come è progettato per fare.

L’insula: la sede della consapevolezza interiore

Ma c’è di più. Gli studi mostrano che le PAS hanno anche una maggiore attivazione dell’insula, una regione cerebrale associata alla consapevolezza interiore e all’integrazione delle sensazioni corporee con le emozioni. Questo significa che non solo percepiamo di più, ma siamo anche più capaci di integrare queste percezioni in una comprensione olistica delle situazioni.

È come avere un computer con una capacità di elaborazione superiore. Certo, a volte può andare in sovraccarico, ma quando funziona bene, può processare quantità di informazioni che sarebbero impossibili per sistemi meno sofisticati.

Come spiega Christel Petitcollin nel suo lavoro con le persone ipersensibili: “L’ipersensibilità non è una malattia da curare, ma un dono da comprendere. Quando le persone ipersensibili imparano a gestire la loro sensibilità, diventano individui eccezionalmente creativi, empatici e intuitivi.”

L’intuizione come intelligenza corporea

Una delle scoperte più rivoluzionarie del mio percorso è stata comprendere che l’intuizione è anche una forma di intelligenza corporea estremamente sofisticata.

Il nostro corpo elabora costantemente enormi quantità di informazioni attraverso canali che vanno ben oltre la coscienza razionale. Microespressioni facciali, variazioni nel tono di voce, la scelta delle parole, il modo in cui alcuni frasi vengono pronunciate, cambiamenti nella postura, suoni e rumori, luci artificiali, energie sottili degli ambienti: tutto questo viene processato dal nostro sistema nervoso e tradotto in quelle che chiamiamo “sensazioni a pelle”.

Un esempio concreto: quando il corpo ci protegge

Ricordo un episodio che mi ha aperto gli occhi su questa realtà. Stavo considerando una collaborazione lavorativa che sulla carta sembrava perfetta. La persona aveva tutte le credenziali giuste, conoscenze interessanti e la proposta era invitante. Eppure, ogni volta che ci incontravamo, sentivo una sottile tensione allo stomaco che non riuscivo a spiegare, piccoli particolari mi stonavano.

La mia mente razionale continuava a dirmi di andare avanti, ma qualcosa in me mi stava inviando segnali chiari di cautela. Ho deciso di ascoltare quella sensazione sottile, e in seguito ho scoperto che quella persona aveva una visione etica del modo di lavorare, completamente diversa dalla mia e questo avrebbe impedito una buona collaborazione.

Il mio sistema nervoso e il mio corpo avevano captato qualcosa che la mia mente razionale non vedeva. La mia sensibilità mi aveva protetta da una situazione che si sarebbe rivelata dannosa.

Trasformare l’assorbimento emotivo in comprensione profonda

Una delle caratteristiche più difficili da gestire per molte PAS è la tendenza ad assorbire le emozioni degli altri. Spesso questa viene vista solo come un peso, una maledizione che ci rende vulnerabili al disagio altrui.

Ma ho imparato che anche questa caratteristica, quando gestita consapevolmente, può trasformarsi in una risorsa incredibile. La mia capacità di sentire le emozioni degli altri mi permette di comprendere le persone a un livello che va molto oltre le parole che pronunciano.

Al servizio degli altri attraverso la sensibilità

Nel mio lavoro utilizzo proprio questa sensibilità per percepire lo stato energetico ed emotivo della persona che ho di fronte. Non sono invasiva o intrusa: è semplicemente che il mio sistema nervoso capta naturalmente le informazioni che il corpo e l’energia dell’altra persona comunicano costantemente.

Molto spesso accade che le persone che entrano in studio da me dicono di sentirsi bene, ma tutto in loro comunica qualcosa di molto diverso: il modo di camminare e di parlare, la tensione intorno agli occhi, l’energia che emanano. Invece di credere solo alle loro parole, mi pongo in ascolto – un ascolto più interiore e profondo – e mi fido delle mie percezioni, adattando la pratica a ciò che è realmente entrato in studio.

Quella dinamica o stato d’animo disturbante emerge e rilascia quelle tensioni che, come corde, tengono legate e incastrate le persone, portandole così a sperimentare una nuova libertà e leggerezza.

Questi incontri sono sempre trasformativi per tutti, per le persone ma anche per me: ogni volta ringrazio la mia sensibilità che non è solo un modo per percepire, ma un vero e proprio strumento di servizio agli altri.

Quando la sensibilità diventa creatività

Una delle manifestazioni più belle della sensibilità trasformata in risorsa è la creatività. Le PAS sono spesso artisti, scrittori, musicisti, perché la nostra capacità di percepire sfumature ci permette di creare opere che toccano livelli profondi dell’esperienza umana.

Ma non sto parlando solo di creatività artistica. La sensibilità può trasformarsi in creatività nella risoluzione dei problemi, nell’innovazione, nella capacità di vedere soluzioni che altri non vedono.

Creatività personalizzata nel mio lavoro

Nel mio lavoro, utilizzo questa creatività sensibile per sviluppare approcci unici per ogni persona che incontro. La mia capacità di percepire le sfumature mi permette di intuire esattamente quale combinazione di tecniche sarà più efficace per quella specifica persona in quel particolare momento della sua vita.

Quando una PAS “va in tilt” ha bisogno di ritrovare la sua fiducia, il respiro, la sensazione di stabilità, forza e relax. In quel momento è importante trovare LA soluzione per lei, non fare un elenco di tecniche che potrebbero esserle utili, ma avere quello strumento – o anche solo uno strumento – che in quel momento sia come una fune di ancoraggio sensoriale.

Per questo i protocolli standardizzati sono limitati. Inoltre, la tecnica che è servita in un periodo non è detto sia funzionale per sempre, perché anche l’alta sensibilità evolve, e c’è sempre il bisogno di aggiornare. Proprio come i software, ma più realmente e anche poeticamente, come la vita stessa.

L’intuizione come bussola nelle relazioni

L’intuizione dell’alta sensibilità è molto preziosa anche nelle relazioni. La nostra capacità di leggere le sfumature ci permette di navigare le dinamiche interpersonali con una saggezza che va oltre l’esperienza razionale.

Riesco a percepire quando qualcuno ha bisogno di spazio anche se non lo dice, quando una persona sta attraversando un momento difficile anche se sorride, quando una relazione sta attraversando una fase di trasformazione anche se tutto sembra normale in superficie.

Questa non è invasività: è sensibilità. E quando usata con rispetto e saggezza, diventa un modo per essere davvero presente per le persone che amiamo.

Il rispetto dei ritmi relazionali

Naturalmente è vero anche in senso opposto: sentiamo quando in un dato momento per noi è più salutare mantenere una maggior distanza da una situazione o da una persona. Senza che questo voglia significare che l’altra persona ha qualcosa che non va, semplicemente abbiamo bisogno di più spazio e tempo nella certezza che ciò comporta rotture e interruzioni dei legami affettivi o di amicizia, anzi talvolta questo si rivela nutriente.

Sviluppare la sensibilità come talento

Nel mio metodo, uno degli aspetti su cui lavoro maggiormente è proprio questo: aiutare le PAS a trasformare la loro sensibilità da vulnerabilità in talento personale.

Uso tecniche di focusing per aiutare le persone ad affinare la loro capacità di ascolto interiore, pratiche di Reiki per rafforzare i confini energetici, esercizi di kinesiologia per imparare a “testare” le situazioni con il corpo e apportare gli aggiustamenti necessari in quel momento.

La trasformazione in azione

È straordinario vedere come cambia una persona quando inizia a fidarsi della propria sensibilità invece di combatterla. Cambia la percezione di sé stessa, scopre una nuova sicurezza per muoversi nel mondo e, indovina un po’? anche la postura diventa più eretta.

Questo è esattamente il punto: la trasformazione avviene quando smettiamo di vedere la sensibilità come qualcosa che ci rende vittime sopraffatte e iniziamo a vederla come qualcosa che possiamo coltivare e utilizzare consapevolmente.

La sensibilità come servizio al mondo

Quello che ho compreso negli anni è che la sensibilità delle PAS non è solo un dono personale: è un servizio che offriamo al mondo. In un’epoca in cui l’umanità sembra sempre più disconnessa da sé stessa e dalla natura, le persone che mantengono viva la capacità di sentire profondamente sono preziose.

Siamo noi che ci accorgiamo quando qualcosa non va in un gruppo, siamo noi che percepiamo i bisogni non espressi, siamo noi che manteniamo viva la connessione con le dimensioni sottili dell’esistenza.

Guarire per far guarire

Nel mio studio vedo ogni giorno persone che sono state ferite proprio per la loro sensibilità, che hanno imparato a nasconderla o a vergognarsene. Ma quando iniziano a riconoscerla come un dono, non solo la loro vita cambia: cambia anche il modo in cui si relazionano con il mondo.

Diventano più compassionevoli, più presenti, più capaci di creare spazi di guarigione per gli altri. La loro sensibilità guarita diventa una fonte di guarigione per tutti coloro che incontrano.

Pratiche quotidiane per coltivare l’intuizione sensibile

Nel mio lavoro insegno pratiche concrete per trasformare la sensibilità in talento che ci aiuta a riconoscere le nostre dinamiche. Sviluppare una propria pratica è di aiuto, ma senza farla diventare una disciplina rigida, altrimenti ritorniamo nella forzatura, nel dover essere e nel dover fare.

Una pratica che nasce dall’ascolto: già l’impegno di ascoltarsi quotidianamente è un passo fondamentale, il resto viene passo dopo passo. L’importante è che sia sostenibile e rispettosa dei propri ritmi.

Verso una nuova cultura della sensibilità

Il mio sogno è che un giorno la nostra società impari a valorizzare la sensibilità invece di temerla e giudicarla. Che i bambini altamente sensibili vengano compresi e sostenuti invece che spinti a “indurirsi”. Che negli ambienti lavorativi si riconosca il valore delle persone che percepiscono le sfumature e le dinamiche sottili.

Nel mio piccolo, cerco di contribuire a questa visione attraverso il mio lavoro. Ogni PAS che impara a celebrare la propria sensibilità invece di nasconderla, ogni persona che trasforma la vulnerabilità in saggezza intuitiva, è un seme di cambiamento in questa direzione.

La strada è ancora lunga, ma ogni volta che una persona mi dice “Ho imparato a fidarmi della mia sensibilità”, sento che stiamo facendo un passo verso un mondo più consapevole e compassionevole.

Il tuo benessere è il mio impegno

Il tuo benessere è il mio impegno, è una promessa. Non esistono protocolli standard: ogni Persona Altamente Sensibile ha un modo unico di percepire e processare le informazioni. Il mio metodo è creato per aiutarti a scoprire e coltivare le tue necessità, i tuoi talenti e superare le paure che nascondono le tue capacità intuitive, trasformando quella che potresti aver sempre visto come vulnerabilità nel tuo più grande punto di forza.

Fai il Test

Se riconosci in queste parole la tua esperienza, ti invito a fare il test della dottoressa Elaine Aron per scoprire se sei una Persona Altamente Sensibile. È il primo passo per iniziare a comprendere e valorizzare questo aspetto così importante della tua natura.

Prenota una Consulenza

La consulenza può svolgersi nel mio studio, uno spazio creato per onorare e sostenere la sensibilità, oppure online se preferisci rimanere nel comfort del tuo ambiente familiare per il nostro primo incontro.

Nota importante: Il mio servizio non è una consulenza terapeutica, una diagnosi psicologica o un corso di sviluppo dell’intuizione tradizionale. È un atto di cura basato sull’ascolto interiore, un insieme di pratiche per imparare a riconoscere e coltivare la tua sensibilità come risorsa, un metodo flessibile e personalizzato che rispetta completamente i tuoi tempi e la tua unicità.

La tua sensibilità non è un difetto da correggere: è un dono da scoprire, coltivare e condividere con il mondo.

Per approfondire:

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Sonia Cossar

Sono un’insegnante di yoga che ti aiuta a ritrovare l’equilibrio e la serenità attraverso un percorso personalizzato.

Attraverso le mie lezioni, la consapevolezza e i trattamenti energetici, ti accompagno in un viaggio di trasformazione interiore.

Ho una particolare attenzione e cura per le Persone Altamente Sensibili PAS/HSP.