Ti è mai capitato di sentirti inspiegabilmente a disagio in un ambiente?

Ti è mai successo di sentirti completamente svuotato e esausto dopo un incontro con una persona?

Ti è mai capitato di non riuscire ad indossare un vestito a causa del suo colore?

Può capitare a tutti perché è anche una questione di energia. Oggi giorno è frequente sentir parlare di percezione dell’energia. Per le PAS è una percezione in più.

È difficile spiegare a chi non lo vive cosa significhi avere questa sensibilità in relazione alle dimensioni sottili dell’esistenza. Non stiamo parlando di capacità paranormali, ma di una realtà neurobiologica documentata dalla scienza: il nostro organismo elabora gli stimoli invisibili in modo più intenso e profondo rispetto alla media della popolazione.

L’ambiente sussurra alla nostra sensibilità

Ricordo la prima volta che ho compreso davvero cosa significasse essere sensibile alle impronte sottili degli ambienti. Ero in cerca di un appartamento e l’agente immobiliare mi stava mostrando quello che sulla carta sembrava perfetto: luminoso, confortevole, in una zona tranquilla.

Eppure, non appena ho varcato la soglia, ho sentito un peso al petto, una sensazione di oppressione che non riuscivo a spiegare razionalmente. “Ma com’è possibile?” pensavo. “È esattamente quello che stavo cercando.” L’appartamento non era arredato pertanto non era una stimolazione fastidiosa causata da colori, oggetti o quant’altro. Eppure il mio corpo diceva chiaramente no, non vedevo l’ora di uscire.

Quello che la scienza sta iniziando a comprendere è che gli ambienti conservano in qualche modo le tracce di ciò che vi è accaduto, di chi vi ha abitato. Non è magia: sono campi informativi sottili, vibrazioni che rimangono impresse nella materia stessa che compone quegli spazi. Alcuni parlano di “memoria ambientale” – il modo in cui i luoghi trattengono informazioni sui vissuti che li hanno attraversati.

Come afferma la dottoressa Elaine Aron, pioniera degli studi sulle PAS: “Le persone altamente sensibili sono consapevoli delle sottigliezze nel loro ambiente, un grande vantaggio in molte situazioni. Significa anche che puoi essere più facilmente sopraffatto quando sei stato a lungo in ambienti altamente stimolanti.”

La danza invisibile con le vibrazioni altrui

Con le persone l’esperienza della sensibilità sottile diventa più intensa e impegnativa. Quante volte ti è capitato di stare bene e improvvisamente, dopo aver incontrato qualcuno, di sentirti stanca, confusa, o di aver “assorbito” il suo malumore senza sapere perché?

Una delle esperienze più comuni per chi ha questa sensibilità è quella che io chiamo “il contagio emotivo”. Non si tratta di empatia cognitiva – il capire razionalmente cosa prova l’altro – ma di una forma di risonanza più profonda, con gli stati sottili delle persone che ci circondano.

Ricordo un cammino in montagna con un amico che aveva una forte paura dell’altezza. Man mano che il sentiero si faceva più esposto, sentivo crescere in me un’ansia che non mi apparteneva, il mio corpo iniziava a reagire come se fossi io ad essere terrorizzata dal vuoto. Solo dopo aver riconosciuto che l’emozione non era mia ho capito che stavo assorbendo letteralmente la sua paura, al punto che stava diventando mia.

Gli studi di neuroimaging mostrano che le PAS hanno una maggiore attivazione dei neuroni specchio che ci permettono di “rispecchiare” gli stati interni degli altri. Ma per noi questo meccanismo è amplificato: non rispecchiamo solo ma assorbiamo come spugne.

La casa come rifugio energetico

Per chi vive con questa alta sensibilità, la casa non è semplicemente un luogo dove abitare: è un rifugio sottile, uno spazio di rigenerazione, un santuario dove la nostra reattività può finalmente abbassare le difese.

Nel corso degli anni e grazie all’aiuto dell’architetto Nicoletta Bertolissi, sto sviluppando una vera e propria filosofia dell’abitare consapevole. Ogni elemento della mia casa e del mio studio – dai colori alle texture, dall’illuminazione alla disposizione degli oggetti – è scelto per sostenere il mio benessere a tutti i livelli.

Essendo PAS ho provato sulla mia pelle quanto sia fondamentale vivere, muoversi, lavorare in ambienti che oltre a non sovraccaricare la nostra reattività, ci facciano sentire protetti e al sicuro e in cui possiamo rigenerarci e ricaricarci anche energeticamente. Arrivare a casa, dopo una giornata di lavoro, e liberarci dalla polvere della giornata e sentirci avvolti da un’energia che ci pacifica è davvero una necessità.

Se dovessi tradurre questa sensazione in un’immagine, mi vedo come un gattino tra le zampe di mamma gatta che lo accudisce e lo pulisce.

Ci sono anche dei gesti semplici che ci aiutano a farci sentire a casa, ad esempio togliersi subito le scarpe, lavarsi le mani, liberarsi dei vestiti della giornata e ad un certo punto ti rendi conto che è divenuta una tua ritualità per rilasciare l’energia della giornata e ricaricarti. Per me è importante liberare la mia casa dall’energia esterna.

Può sembrare eccessivo a chi non vive questa sensibilità, ma per me è essenziale quanto lavarsi i denti. La mia sensibilità ha bisogno di segnali chiari che dicano: “Ora sei al sicuro, puoi rilassarti, puoi essere completamente te stessa.”

E qualora i rituali quotidiani non fossero sufficienti, procedo con una pulizia energetica della casa.

I colori che nutrono l’anima sensibile

Un aspetto che sottovalutiamo spesso è l’impatto dei colori sul nostro equilibrio. Chi ha questa particolare reattività percepisce i colori non solo con gli occhi, ma con tutto l’organismo. Ogni tonalità ha una sua vibrazione specifica che dialoga direttamente con il nostro stato interiore.

A casa mia e nel mio studio predominano i toni neutri e naturali: beige caldi, verdi tenue. Non è una scelta estetica casuale: questi colori parlano direttamente al mio sistema parasimpatico, quella parte responsabile del rilassamento e della rigenerazione.

Continuo a sperimentato su me stessa l’effetto di colori. Quando vado a comprare dei vestiti ad esempio, le fantasie floreali mi colpiscono molto ma non riuscirei a indossarle perché le sento eccessive per me, ormai lo so così le osservo anche con piacere ma non entrano nel mio guardaroba. Non si tratta solo psicologia: il mio corpo reagisce all’impatto vibrazionale di colori così stimolanti.

Pertanto negli ambienti dove ricevo le persone, ogni scelta cromatica è pensata per favorire uno stato di calma e sicurezza interiore. Anche questo fa parte del mio metodo: creare uno spazio che comunichi pace ancora prima che io pronunci una parola.

La memoria segreta degli oggetti

Una scoperta che mi ha affascinata nel mio percorso è stata comprendere che anche gli oggetti portano con sé una storia invisibile, una memoria sottile. Non si tratta di superstizione, ma di informazione che rimane impressa nella materia: ogni oggetto conserva tracce di chi lo ha posseduto, di dove è stato, di cosa ha “visto”.

Per questo motivo sono molto attenta nella scelta degli oggetti che accolgo nella mia casa. Quando acquisto qualcosa di usato, dedico sempre un momento a “pulirlo” attraverso pratiche di purificazione che ho imparato nel mio percorso con il Reiki.

Ricordo di aver comprato una volta un bellissimo comodino antico. Era perfetto per un angolo della casa, eppure c’era qualcosa che disturbava: ogni volta che mi avvicinavo sentivo una strana pesantezza, quelle sensazioni sono sparite dopo aver dedicato tempo a liberarlo da quelle impronte sottili, con una pulizia energetica.

Questa capacità di percepire gli oggetti può essere vista come un peso, ma io l’ho trasformata in una risorsa: mi permette di circondarmi solo di cose che sostengono il mio benessere, che hanno una vibrazione armonica con il mio essere.

Il lavoro sottile nei trattamenti CorpoInteriore

Quando una persona arriva da me per un trattamento, una delle prime cose che faccio è percepire il suo stato emotivo e energetico.

Spesso le persone arrivano completamente “sature” di vibrazioni non solo proprie. È come se fossero spugne imbevute di emozioni altrui, di stress ambientali, di impronte sottili che hanno raccolto durante la giornata senza rendersene conto.

È straordinario vedere come le persone cambiano quando ritrovano la loro vibrazione autentica. I lineamenti del viso si distendono, il respiro si approfondisce, tutto il corpo sembra espandersi e rilassarsi contemporaneamente.

Distinguere tra empatia sana e assorbimento disfunzionale

C’è un aspetto della sensibilità sottile di cui si parla poco: la tendenza delle PAS ad assorbire il dolore altrui nel tentativo inconsapevole di alleviarlo.

Per anni ho vissuto questa dinamica senza rendermene conto. Quando qualcuno intorno a me stava male, la mia ipersensibilità non solo percepiva la sua sofferenza, ma cercava inconsciamente di assorbirla per dargli sollievo. Ovviamente questo non aiutava davvero l’altra persona e prosciugava completamente le mie forze.

Una delle distinzioni più importanti che ho imparato a fare è quella tra empatia sana e assorbimento disfunzionale. L’empatia sana ci permette di sentire gli altri mantenendo la nostra identità separata. L’assorbimento ci fa perdere nei problemi degli altri al punto da dimenticare i nostri bisogni.

Come spiega Christel Petitcollin, esperta in ipersensibilità: “L’ipersensibilità è un dono che va compreso e gestito, non subito. Il primo passo è imparare a distinguere le proprie emozioni da quelle degli altri, per non essere costantemente in balia dei sentimenti altrui.”

Segnali di empatia equilibrata:

  • Puoi essere presente per gli altri senza perdere te stesso
  • Riconosci i tuoi limiti e li rispetti
  • Non ti senti responsabile di “salvare” nessuno
  • Puoi dire no quando necessario
  • La tua pace interiore non dipende dall’umore altrui

Segnali di assorbimento problematico:

  • Ti senti responsabile della felicità degli altri
  • Sacrifichi costantemente i tuoi bisogni per quelli altrui
  • Ti senti in colpa quando stabilisci confini
  • La tua autostima dipende dall’essere “necessario” agli altri
  • Assorbi automaticamente le emozioni di chi ti circonda

Ora, quando faccio i trattamenti, mantengo quella “presenza compassionevole” che mi permette si essere presente al dolore o al disagio della persona, e, al contempo, di restare radicata nel mio centro. Questo mi permette di essere davvero di supporto senza farmi trascinare nel vortice.

Creare reti di nutrimento sottile

Esistono persone che ti svuotano ma esistono anche persone che naturalmente emanano vibrazioni calmanti, ambienti che ci ricaricano, pratiche che ci riequilibrano.

Ho imparato a circondarmi consapevolmente di ciò che sostiene il mio benessere a tutti i livelli. Amiche che hanno una presenza naturalmente pacifica, luoghi nella natura dove posso andare a “ricaricare” la mia sensibilità, pratiche quotidiane che mantengono pulita la mia vibrazione.

La relazione più importante della mia vita è quella con mio marito, che, pur non essendo PAS, ha due doti fondamentali: l’ironia e la naturale capacità di creare spazi di fiducia intorno a sé. Quando sono con lui, la mia reattività si rilassa automaticamente, ritrovo la fiducia e la sicurezza di riuscire a fare tutto. Non fa nulla di particolare, è semplicemente la qualità della sua presenza che ha questo effetto su di me.

È come trovarsi vicino a una fonte di acqua fresca in una giornata calda: non devi fare nulla, ti ristori semplicemente per prossimità.

L’evoluzione della sensibilità: da vulnerabilità a risorsa

Oggi, dopo anni di lavoro su me stessa e con altre PAS, posso dire che la mia ipersensibilità sottile è diventata una delle mie risorse più preziose. Mi permette di percepire dinamiche invisibili che altri non vedono, di creare spazi di guarigione, di offrire un tipo di sostegno che nasce dalla comprensione profonda di cosa significa vivere con questa particolare reattività.

Quando faccio i trattamenti CorpoInteriore, uso la mia capacità percettiva per sentire esattamente di cosa ha bisogno la persona in quel momento. Questo è il dono di questa sensibilità: la capacità di incontrare l’altro nella sua totalità, non solo a livello mentale o emotivo, ma anche nelle dimensioni più profonde del suo essere.

Verso una nuova consapevolezza delle dimensioni sottili

La sensibilità sottile delle PAS non è una maledizione da sopportare, ma un’intelligenza raffinata da coltivare. Quando impariamo a gestirla consapevolmente, diventa uno strumento incredibile di navigazione nella vita, una bussola che ci guida verso ciò che ci nutre e ci allontana da ciò che ci drena.

Nel mio studio vedo ogni giorno persone che passano dal sentirsi vittime della loro ipersensibilità al riconoscerla come un superpotere. È una trasformazione che richiede tempo, pazienza, e soprattutto la guida di chi ha percorso questa strada prima di loro.

La strada non è sempre facile, ma quando finalmente impari a danzare con la tua sensibilità sottile invece di combatterla, si apre un mondo di possibilità. Diventi capace di creare ambienti che sostengono il tuo benessere, di scegliere relazioni che ti nutrono a tutti i livelli, di usare questa capacità come una risorsa per servire gli altri.

La tua capacità di percepire le dimensioni invisibili dell’esistenza non è un difetto: è un dono che ti permette di navigare la vita con una saggezza che va oltre l’apparenza.

Il tuo benessere è il mio impegno, è una promessa. Non esistono soluzioni standard per gestire l’ipersensibilità sottile. Ogni PAS ha un modo unico di percepire e interagire con le dimensioni invisibili dell’esistenza, e il mio metodo è progettato per aiutarti a scoprire e sviluppare il tuo personale approccio di gestione.

Fai il Test

Se riconosci in queste parole la tua esperienza quotidiana, ti invito a fare il test della dottoressa Elaine Aron per scoprire se sei una PAS. È il primo passo per iniziare a comprendere e valorizzare questa dimensione così importante della tua vita.

Prenota una Consulenza

La consulenza può svolgersi nel mio studio, uno spazio appositamente creato per sostenere il benessere sottile, oppure online se preferisci rimanere nel comfort e nella sicurezza del tuo ambiente familiare per il nostro primo incontro.

Nota importante: Il mio servizio non è una consulenza terapeutica, una diagnosi psicologica o una sessione di guarigione sottile tradizionale. È un atto di cura basato sull’ascolto interiore, un insieme di pratiche per imparare a navigare consapevolmente la tua sensibilità alle dimensioni impercettibili.

La tua sensibilità energetica non è un difetto da correggere: è un’intelligenza sottile da celebrare e coltivare con saggezza.

Per approfondire:

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Sonia Cossar

Sono un’insegnante di yoga che ti aiuta a ritrovare l’equilibrio e la serenità attraverso un percorso personalizzato.

Attraverso le mie lezioni, la consapevolezza e i trattamenti energetici, ti accompagno in un viaggio di trasformazione interiore.

Ho una particolare attenzione e cura per le Persone Altamente Sensibili PAS/HSP.