Il tradimento del proprio corpo
C’è stato un momento nella mia vita in cui ho sentito che il mio stesso corpo mi tradiva.
Era una di quelle giornate che sulla carta dovevano essere normali: sveglia presto, colazione, un impegno importante di lavoro. Ma già dal risveglio qualcosa non andava. Il tessuto del pigiama mi dava fastidio sulla pelle, come se ogni fibra fosse troppo ruvida. La luce che filtrava dalle persiane mi sembrava accecante, e il rumore del caffè che gorgogliava nella moka risuonava troppo forte nella mia testa, la mente già super operativa in una fitta rete di pensieri che mi facevano sentire sfinita ancora prima di iniziare la giornata.
Ricordo di aver pensato: “Ma cosa mi succede? Perché tutto mi dà così fastidio?”
Non lo sapevo ancora, ma stavo vivendo uno di quei momenti in cui il corpo di una Persona Altamente Sensibile va in sovraccarico totale. Quei momenti in cui non riesci più a fidarti di te, pensi di non poter farcela e il tuo corpo – che dovrebbe essere la tua casa più intima – diventa improvvisamente un territorio ostile.
L’abitare il proprio corpo: un diritto negato
Per una Persona Altamente Sensibile, la relazione con il proprio corpo è complessa fin dall’infanzia. Mentre i bambini non-PAS sembrano muoversi nel mondo con una naturalezza invidiabile, noi cresciamo spesso sentendoci stranieri nella nostra stessa pelle.
Ti è mai capitato di non riuscire a indossare certi vestiti perché la texture ti risultava insopportabile? Oppure il loro colore è troppo forte? O di sentirti fisicamente male in ambienti troppo rumorosi? Di percepire come la carta vetrata sulla pelle solo perché qualcuno aveva alzato la voce, oppure ha usato una parola piuttosto che un’altra, oppure ha pronunciato una frase in modo sbrigativo?
Ricordo che un giorno, quando ero bambina, mi allontanai silenziosamente da casa. Abitavo – e abito tutt’ora – in un paesino, e la mia casa è accanto alla Chiesa. Mi rifugiai nel suo silenzio.
Quando mia madre, disperata, mi ritrovò dopo un paio d’ore seduta da sola, mi chiese cosa ci facevo lì. Le risposi che osservavo come quella Signora teneva in braccio il suo bambino – quell’abbraccio mi trasmetteva protezione.
All’epoca pensava, e quindi anch’io con lei, che fossi solo ‘strana’ e ‘solitaria’. Oggi so che era il mio bisogno di sentirmi al sicuro e protetta dentro di me – quel bisogno rassicurante di un abbraccio materno.
Come afferma Elaine Aron: “Le persone altamente sensibili hanno un sistema nervoso centrale più sensibile che le rende più sintonizzate sugli stimoli fisici, sociali ed emotivi. Ciò che gli altri vedono come sensazioni sottili, le PAS le sperimentano intensamente.”
La ricerca scientifica ha dimostrato che le Persone Altamente Sensibili elaborano gli stimoli sensoriali in modo più profondo e intenso rispetto alla media della popolazione. Questo significa che quello che per altri è semplicemente “rumore di fondo” – il ronzio di un condizionatore, la luce al neon di un ufficio, il contatto con certi tessuti – per noi può diventare un bombardamento sensoriale che mette in crisi l’intero sistema nervoso.
Quando il corpo diventa il nemico
Il problema più insidioso non è tanto la sensibilità in sé, quanto il messaggio che fin da piccoli riceviamo dal mondo esterno: “Sei troppo sensibile”, “Non è niente di grave”, “Devi solo abituarti”. Così iniziamo a non fidarci più delle nostre capacità captative e delle sensazioni corporee, a dubitare di quello che il nostro corpo ci sta comunicando.
Ricordo una fase della mia vita in cui avevo sviluppato una sorta di guerra interna con il mio corpo. Ogni sensazione che ritenevo “eccessiva” veniva giudicata, repressa, considerata sbagliata. Se mi sentivo sopraffatta dal rumore di una pizzeria, mi forzavo a rimanere. Se mi trovavo ad una festa e mi sentivo sfinita e non desideravo altro che andarmene a casa, ignoravo quella stanchezza e mi forzavo a rimanere.
Il risultato? Tensioni croniche, respiro corto e superficiale, mal di testa e irritabilità, problemi digestivi, un senso costante di disconnessione da me stessa. Il mio corpo era diventato un luogo in cui non mi sentivo al sicuro, perché avevo imparato a non ascoltarlo, a non rispettarlo, a considerarlo un problema da risolvere piuttosto che una risorsa da valorizzare.
La Dottoressa Elaine Aron, nei suoi studi sull’alta sensibilità, sottolinea come molte PAS sviluppino quello che definisce “disregolazione del sistema nervoso autonomo”. In parole semplici, il nostro sistema di autoregolazione va in tilt perché, in quello che percepiamo come bombardamento sensoriale, continuiamo a ignorare i segnali che ci invia.
Il viaggio verso la riconciliazione
La svolta è arrivata quando ho iniziato a comprendere che il mio corpo non era il problema: era la soluzione. Ogni sensazione “scomoda” non era un difetto da correggere, ma un’informazione preziosa che il mio sistema nervoso finemente sintonizzato mi stava offrendo.
Ho iniziato questo percorso quasi per caso, in un momento in cui mi sentivo particolarmente disconnessa da me stessa. Un’amica mi aveva parlato del focusing, una pratica sviluppata da Eugene Gendlin che insegna ad ascoltare le sensazioni corporee con gentilezza e curiosità, senza giudizio.
Durante la prima sessione, quando l’insegnante mi ha chiesto di portare l’attenzione al mio corpo e di notare cosa stava accadendo al suo interno, ho avuto una rivelazione. Per la prima volta da anni, invece di cercare di “sistemare” quello che sentivo, ho semplicemente sentito e osservato. E in quel momento di pura presenza, ho sentito il mio corpo rilassarsi, come se finalmente qualcuno lo stesse ascoltando davvero.
È stato l’inizio di un percorso che mi ha portata a integrare diverse discipline – yoga, meditazione, Reiki, kinesiologia applicata. Un approccio che parte dal presupposto fondamentale che il corpo di una Persona Altamente Sensibile non ha bisogno (o non ha solo bisogno) di essere “guarito”, ma di essere compreso, rispettato e celebrato.
La saggezza del sistema nervoso sensibile
Una delle scoperte più importanti del mio percorso è stata capire che quello che la società considera “ipersensibilità” è in realtà una forma raffinata di intelligenza corporea. Il nostro sistema nervoso è come un radar estremamente sofisticato che capta informazioni sottili dall’ambiente, dalle persone, dalle situazioni.
Penso a tutte le volte in cui il mio corpo mi aveva avvertita di situazioni che non andavano bene per me, e io avevo ignorato quei segnali. Quella sensazione di disagio fisico quando incontravo certe persone, quella tensione alla gola in determinati ambienti, quella pesantezza al petto in situazioni apparentemente “normali”. Il mio corpo sapeva, ma io non sapevo ancora ascoltare.
Quando ho iniziato a trattare queste sensazioni non come fastidi da eliminare ma come messaggi da decifrare, tutto è cambiato. Ho scoperto che il mio corpo era un alleato prezioso, non un ostacolo da superare.
Come sostiene Bessel van der Kolk: “Il corpo tiene il punteggio. Registra tutto: ogni momento di gioia, ogni istante di terrore, ogni sensazione di sicurezza o minaccia.”
Creare uno spazio sicuro interiore
Nel mio lavoro con altre Persone Altamente Sensibili, utilizzo spesso la Kinesiologia applicata di base integrata al Focusing ed al Reiki. È straordinario vedere come il corpo, quando viene finalmente ascoltato senza giudizio, inizia a comunicare con chiarezza cristallina. Le tensioni si sciolgono, i blocchi energetici si dissolvono, e la persona ritrova quella sensazione di “essere a casa” nel proprio corpo.
Uno degli aspetti più trasformativi del mio metodo è il lavoro sui livelli energetici sottili, riequilibrando il sistema nervoso sovra stimolato, e la reale possibilità di creare uno spazio di sicurezza interiore dove tutte le sensazioni possono essere accolte senza resistenza.
Ho notato che molte PAS arrivano da me con la respirazione costantemente alta, superficiale, come se fossero sempre in stato di allerta. È comprensibile: quando il mondo esterno sembra continuamente aggressivo per la nostra sensibilità, il corpo si prepara costantemente alla difesa.
Attraverso tecniche di respirazione consapevole e pratiche yoga adattate per le Persone Altamente Sensibili, insegno a riportare il sistema nervoso in uno stato di calma vigile. Non si tratta di eliminare la sensibilità – che sarebbe impossibile e anche dannoso – ma di imparare a gestirla come una risorsa preziosa.
La trasformazione della vulnerabilità in forza
Quello che mi ha colpito di più nel mio percorso è stata la scoperta che la stessa caratteristica che mi faceva sentire vulnerabile – l’estrema sensibilità alle sfumature dell’ambiente e delle relazioni – poteva diventare la mia più grande risorsa.
Quando ho smesso di combattere contro la mia natura e ho iniziato a coltivarla consapevolmente, ho scoperto di avere accesso a informazioni che altri non percepivano. Riuscivo a intuire stati d’animo non espressi, a captare tensioni nelle dinamiche di gruppo, a percepire sottili cambiamenti energetici negli ambienti.
Ricordo la prima volta in cui, durante un trattamento di CorpoInteriore, ho sentito chiaramente che una cliente stava trattenendo un’emozione importante. Invece di ignorare quella sensazione, come avrei fatto in passato, l’ho condivisa con gentilezza. È emerso un dolore profondo che lei stessa non aveva ancora riconosciuto, e insieme siamo riuscite a dargli spazio e voce.
Questo è il potere trasformativo di una sensibilità consapevole: diventa uno strumento di connessione profonda, di comprensione intuitiva, di servizio autentico agli altri.
Pratiche quotidiane per riappropriarsi del corpo
Nel mio lavoro, insegno pratiche concrete che permettono alle Persone Altamente Sensibili di ricostruire una relazione di fiducia con il proprio corpo.
L’importanza di un approccio personalizzato
Ogni Persona Altamente Sensibile è unica nel modo in cui vive e esprime la propria sensibilità. Alcuni sono più sensibili agli stimoli uditivi, altri a quelli tattili o visivi. Alcuni assorbono facilmente le emozioni altrui, altri sono più sensibili alle energie degli ambienti.
Per questo motivo, il mio approccio non segue mai protocolli standardizzati. Ogni percorso nasce dall’ascolto attento della persona che ho di fronte, dalle sue specifiche sensibilità, dalla sua storia, dai suoi bisogni attuali.
Il mio metodo integra tecniche diverse proprio per poter offrire a ciascuno gli strumenti più adatti al suo modo unico di essere altamente sensibile. C’è chi trova pace nella meditazione silenziosa, chi ha bisogno del movimento dolce dello yoga, chi trae beneficio dal ritrovare la carezza del proprio respiro, chi si riconnette attraverso il trattamento CorpoInteriore.
Ciò che ti puoi aspettare dal mio servizio è un percorso che non cerca di cambiarti, ma ti aiuta a fiorire per ciò che sei.
Questo è esattamente l’approccio che coltivo: non cercare di “guarire” la sensibilità, ma imparare a danzare con essa.
Il corpo come bussola interiore
Oggi, dopo anni, posso dire che il mio corpo è diventato la mia bussola più affidabile. Quelle sensazioni che un tempo consideravo fastidiose o problematiche, ora le riconosco come preziose informazioni che mi guidano nelle scelte quotidiane.
Se entro in un ambiente e sento tensione al petto, non mi giudico, non fingo di non percepire nulla ma divento attenta e accolgo ciò che sento come un segnale. Se durante una conversazione avverto una contrazione allo stomaco, presto attenzione alle dinamiche relazionali che si stanno creando. Se al contrario sento espansione e leggerezza, so di essere nel posto giusto, con le persone giuste.
È stato un processo graduale, fatto di piccole conquiste quotidiane. Come quella volta in cui, sentendo disagio in un ristorante troppo rumoroso in un centro commerciale, invece di restare e soffrire in silenzio, ho proposto di spostarci in un locale più tranquillo. I miei amici non solo hanno accettato volentieri e abbiamo trascorso una piacevolissima serata, in un locale meno affollato e meno caotico.
Verso una nuova relazione con la sensibilità
Il viaggio per riappropriarsi del proprio corpo come spazio sicuro non ha una destinazione finale. È un percorso in continua evoluzione, fatto di scoperte quotidiane, di momenti di grazia e di piccole ricadute che diventano opportunità di apprendimento.
Quello che cambia radicalmente è la prospettiva: da “qualcosa che non va in me” a “una risorsa preziosa da coltivare”. Da “devo adattarmi al mondo” a “posso creare spazi nel mondo che onorino la mia natura”.
Nel mio studio, ogni giorno sono testimone di queste trasformazioni. Persone che arrivano scusandosi per la loro sensibilità e che pian piano imparano a celebrarla. Corpi che da rigidi e tesi diventano fluidi e presenti. Persone che ritrovano la gioia di abitare pienamente se stesse.
Il tuo benessere è il mio impegno, è una promessa. Non esistono soluzioni standard. Ogni Persona Altamente Sensibile ha un percorso unico per riappropriarsi del proprio corpo come spazio sicuro. Il mio metodo si sviluppa in un approccio completamente personalizzato che rispetta i tuoi tempi e le tue specifiche sensibilità.
Come afferma Gabor Maté: “Il corpo non mente mai. È il nostro più grande alleato nella guarigione e nella crescita personale.”
Fai il Test
Se riconosci in queste parole la tua esperienza, ti invito a fare il test della dottoressa Elaine Aron per scoprire se sei una Persona Altamente Sensibile. È il primo passo per iniziare a comprendere e valorizzare questo aspetto così importante della tua natura.
Prenota una Consulenza
La consulenza può svolgersi nel mio studio, uno spazio creato per onorare e sostenere la sensibilità, oppure online se preferisci rimanere nel comfort del tuo ambiente familiare per il nostro primo incontro.
Nota importante: Il mio servizio non è una consulenza terapeutica, una diagnosi psicologica o un corso di sviluppo dell’intuizione tradizionale. È un atto di cura basato sull’ascolto interiore, un insieme di pratiche per imparare a riconoscere e coltivare la tua sensibilità come risorsa, un metodo flessibile e personalizzato che rispetta completamente i tuoi tempi e la tua unicità.
Il tuo corpo non è un problema da risolvere: è una casa da abitare con gioia. E io sono qui per accompagnarti in questo ritorno a casa.