Sai quella sensazione di essere sempre un po’ fuori sincrono con il mondo? Di percepire sfumature che gli altri sembrano non notare, di stancarti più velocemente in situazioni che per altri sono “normali”, di sentirti diversa in un modo che non riesci nemmeno a spiegare?

Ecco, probabilmente non sei l’unica a conoscere quella storia. E se ti dicessi che c’è una fiaba che racconta esattamente la tua esperienza, scritta più di 150 anni fa da qualcuno che, sospetto, sapeva benissimo cosa significasse sentirsi così?

Quando le fiabe diventano medicine per l’anima

Una delle cose che perdiamo crescendo — e che io uso nel mio lavoro — è la saggezza delle fiabe. No, non sono “roba da bambini”. Le fiabe sono condensati di verità psicologiche che parlano direttamente alle parti più profonde di noi, quelle che la logica fatica a raggiungere.

Nei miei percorsi di crescita personale e seminari, capita spesso che la semplicità di una fiaba riesca ad aprire porte che mille spiegazioni razionali non erano riuscite a schiudere. È come se il linguaggio simbolico bypassasse le resistenze della mente e toccasse direttamente l’anima.

Durante i seminari che conduco, questi sono sempre momenti epifanici: vedo letteralmente il cambiamento negli occhi delle persone. È come se improvvisamente tutto acquisisse senso. Ecco perché credo che gli autori delle grandi fiabe fossero persone profondamente evolute, capaci di tradurre archetipi universali in storie semplici ma potentissime.

E se il Brutto Anatroccolo di Andersen non era una Persona Altamente Sensibile, allora Hans Christian Andersen lo era certamente.

La fiaba della mia infanzia (e forse anche della tua)

La mia fiaba preferita da bambina? Il Brutto Anatroccolo. Ora capisco perché con una chiarezza cristallina.

Mi riconoscevo in quel sentirsi diversa, non compresa, sempre un po’ fuori posto. Nel tentativo disperato di adeguarmi, di essere più estroversa “come gli altri bambini” — naturalmente con risultati disastrosi, perché semplicemente non ero io. Assorbivo tutto come una spugna: le parole, i toni, gli sguardi, le atmosfere.

La mia risposta al mondo fu la chiusura: quasi sempre imbronciata, tremendamente solitaria, trovavo pace solo con gli animali. Il paragone con mio fratello era inevitabile — lui, un raggio di sole incarnato, sempre sorridente, espansivo, naturalmente socievole. Io lo seguivo ovunque, ma non riuscivo a essere come lui. Le parole che sentivo per me erano crude, i toni duri, i modi mi parevano troppo bruschi e ogni cosa del mondo che assorbivo mi faceva chiudere a riccio.

Ti è mai capitato di sentirti così? Di sentire troppo qualcosa in un mondo che sembrava percepire molto meno?

Quando la scienza incontra il cuore

Quello che nessuno sapeva allora — e che la ricerca ha dimostrato oggi — è che il tratto dell’alta sensibilità riguarda dal 15 al 30% della popolazione. Troppi per essere un disturbo, ma non abbastanza per essere compresi dalla maggioranza.

Le neuroscienze ci hanno rivelato che il cervello delle persone altamente sensibili funziona davvero in modo diverso: abbiamo una maggiore attivazione nelle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione profonda delle informazioni, nell’empatia e nella consapevolezza sensoriale.

Come spiega la dottoressa Elaine Aron, pioniera degli studi sull’alta sensibilità:

“Essere una persona altamente sensibile significa che sei consapevole delle sottigliezze nel tuo ambiente, un grande vantaggio in molte situazioni. Significa anche che puoi essere più facilmente sopraffatto quando sei stato a lungo in ambienti altamente stimolanti.”

Non siamo “errori” — siamo diversi. Il nostro sistema nervoso è come uno strumento musicale di precisione: può produrre melodie straordinarie, ma va accordato con cura e rispetto.

Il viaggio dall’essere “sbagliati” al sentirsi “giusti”

All’inizio pensi solo di essere sbagliata — forse nel posto giusto, ma decisamente sbagliata. Poi passi al polo opposto: sei un cigno, ma nel posto completamente sbagliato. Ma il vero riscatto, quel lieto fine tanto atteso, arriva quando finalmente comprendi che non sei né giusta né sbagliata.

Non c’è un posto giusto o sbagliato. Tutta quella pesantezza giudicante semplicemente svanisce, perché capisci che è solo il tuo sistema nervoso che funziona diversamente. E questo, in alcune situazioni, è un dono prezioso. In altre, richiede semplicemente comprensione e pazienza.

È come scoprire che quello che pensavi fosse un difetto di fabbrica era in realtà una caratteristica speciale del modello.

La scienza dietro il “sentire troppo”

Oggi sappiamo che l’alta sensibilità non è immaginazione, fragilità o “è tutta nella tua testa”. È un tratto temperamentale ben documentato, presente anche nel regno animale, che conferisce vantaggi evolutivi significativi.

La ricerca neuroscientifica ha identificato quattro caratteristiche fondamentali nelle Persone Altamente Sensibili, riassunte nell’acronimo D.O.E.S.:

  • D (Depth): Profondità di elaborazione — Processiamo le informazioni più a fondo, spesso a livello sia conscio che subconscio
  • O (Overstimulation): Sovrastimolazione — Ci stanchiamo più facilmente in ambienti intensi o caotici
  • E (Emotional reactivity): Reattività emotiva — I nostri neuroni specchio sono più attivi; sentiamo tutto più intensamente
  • S (Subtle stimuli): Percezione sottile — Notiamo dettagli, incongruenze e sfumature che altri non colgono

Come sottolinea la ricerca di Bianca Acevedo:

“Il cervello delle persone altamente sensibili mostra una maggiore attivazione nelle aree associate all’elaborazione delle informazioni sensoriali e all’attenzione ai dettagli dell’ambiente.”

Il passaggio cruciale avviene quando smetti di cercare di essere come gli altri e inizi a chiederti: “Come posso essere pienamente me stessa in un mondo che non è stato progettato per la mia sensibilità?”

Il falso sé: quando il cigno si convince di essere un anatroccolo

Una delle scoperte più importanti del mio percorso — e che ora è al centro dei miei seminari — riguarda il meccanismo del “falso sé” nelle Persone Altamente Sensibili.

Già da bambina, la PAS comprende istintivamente che il suo modo di sentire è diverso. Ma per “sopravvivere” emotivamente e sentirsi accettata, impara a mettere in discussione le proprie percezioni, adattandosi a quelle degli altri.

Facendo così, da un lato ignora e giudica come “sbagliato” il proprio sentire, aumentando paradossalmente lo stato di iperstimolazione. Dall’altro, adeguandosi continuamente al sentire altrui, smette di ascoltare i propri bisogni autentici, sviluppando un’identità che non corrisponde alla sua vera natura.

Il continuo giudizio interno crea un circolo vizioso: bassa autostima, sensazione di inadeguatezza, e la convinzione di essere “troppo” qualcosa in un mondo che chiede sempre “meno”.

È come se il cigno, cresciuto tra le anitre, si convincesse che il problema sia nel suo modo di nuotare.

Quando la ferita diventa guarigione

La svolta nella mia vita professionale è arrivata quando ho capito che la mia esperienza personale non era un ostacolo da superare, ma il cuore stesso del mio lavoro. Non potevo aiutare le persone nonostante la mia sensibilità — dovevo aiutarle proprio attraverso di essa.

Sempre più persone arrivavano ai miei seminari con quella stessa sensazione di essere “anatroccoli nel posto sbagliato”. E ho scoperto che grazie a un approccio multidisciplinare — che oggi caratterizza il mio metodo — riuscivamo a ottenere trasformazioni davvero significative.

Ho iniziato a studiare il sistema nervoso altamente sensibile, i meccanismi di sovraccarico sensoriale, perché come PAS sapevo intuitivamente che il corpo parla prima della mente. Come diceva Eric Malpass:

“attraversiamo la vita con uno strato di pelle in meno rispetto agli altri”

E se questo è vero a livello metaforico, lo è anche a livello neurofisiologico.

L’approccio che mancava: il metodo integrato per le PAS

Nel mio lavoro con le Persone Altamente Sensibili, ho sviluppato un metodo che integra diverse discipline, perché ho scoperto che nessun approccio singolo può rispondere alle complesse esigenze di un sistema nervoso altamente sensibile.

Non puoi semplicemente “pensare” la tua strada verso l’equilibrio quando il tuo sistema nervoso è in sovraccarico. Non puoi solo “respirare” se non hai prima creato uno spazio sicuro in cui farlo. Non puoi solo “meditare” se prima non hai imparato a riconoscere i segnali del tuo corpo.

La trasformazione da brutto anatroccolo a cigno, per una Persona Altamente Sensibile, è un processo delicato e graduale che richiede:

1. Il riconoscimento

Vedere la propria sensibilità per quello che è realmente: un tratto neurobiologico, non un difetto caratteriale.

2. La ricontestualizzazione

Rileggere la propria storia con occhi nuovi: tutte quelle volte che ti sei sentita “diversa” erano momenti in cui il tuo sistema nervoso più raffinato captava stimoli che altri non percepivano.

3. L’integrazione

Imparare a convivere con questo dono senza esserne sopraffatta, sviluppando pratiche specifiche per il tuo tipo di sistema nervoso.

4. La celebrazione

Riconoscere che il mondo ha bisogno della tua sensibilità, della tua capacità di percepire sfumature, della tua profondità emotiva.

Questo è il percorso che accompagno attraverso il mio metodo integrato, utilizzando — quando necessario — anche le fiabe come chiavi per aprire porte che il solo ragionamento non riuscirebbe a schiudere.

Il test che può cambiare tutto

Se questa storia risuona nelle profondità del tuo essere, ti invito a fare il test di Elaine Aron per scoprire se sei una Persona Altamente Sensibile. Non è un’etichetta da appiccicare, ma uno strumento di comprensione che potrebbe finalmente farti sentire a casa con te stessa.

Il test, validato scientificamente e utilizzato in ricerche internazionali, ti aiuterà a comprendere se possiedi questo tratto temperamentale e come influenza la tua vita quotidiana.

E se scopri di essere una PAS, ricorda questo: il mondo ha bisogno della tua sensibilità. La tua capacità di percepire le sfumature, di processare profondamente le esperienze, di sentire l’invisibile — tutto questo non è un peso da sopportare, ma un dono da onorare.

Il cigno che hai sempre saputo di essere

Se stai leggendo questo articolo e ti riconosci nella storia del brutto anatroccolo, voglio dirti una cosa importante: la tua trasformazione è già iniziata.

Il semplice fatto di cercare risposte, di voler comprendere la tua natura invece di combatterla, è il primo passo verso il riconoscimento del cigno magnifico che sei sempre stata.

Non devi diventare qualcun altro. Non devi “aggiustare” la tua sensibilità. Non devi imparare a essere “meno”. Devi semplicemente permetterti di essere pienamente, autenticamente, bellamente te stessa.

Il mio approccio multidisciplinare nasce proprio da questa consapevolezza: ogni PAS è unica, e ha bisogno di un set di strumenti personalizzato per fiorire. Perché quando una Persona Altamente Sensibile smette di fingere di essere un anatroccolo e abbraccia la sua natura di cigno, non cambia solo la sua vita.

Rende questo mondo un posto più bello, più profondo, più vero.

*Se questa lettura ha toccato corde profonde in te e senti il bisogno di un accompagnamento nel tuo percorso di scoperta e trasformazione, sono qui per sostenerti. Il mio approccio multidisciplinare nasce dalla mia esperienza personale come PAS e dalla consapevolezza che ogni persona altamente sensibile merita strumenti su misura per fiorire.

Fai il Test

Se riconosci in queste parole la tua esperienza, ti invito a fare il test della dottoressa Elaine Aron per scoprire se sei una Persona Altamente Sensibile. È il primo passo per iniziare a comprendere e valorizzare questo aspetto così importante della tua natura.

Prenota una Consulenza

La consulenza può svolgersi nel mio studio, uno spazio creato per onorare e sostenere la sensibilità, oppure online se preferisci rimanere nel comfort del tuo ambiente familiare per il nostro primo incontro.

Nota importante: Il mio servizio non è una consulenza terapeutica, una diagnosi psicologica o un corso di sviluppo dell’intuizione tradizionale. È un atto di cura basato sull’ascolto interiore, un insieme di pratiche per imparare a riconoscere e coltivare la tua sensibilità come risorsa, un metodo flessibile e personalizzato che rispetta completamente i tuoi tempi e la tua unicità.

Il tuo corpo non è un problema da risolvere: è una casa da abitare con gioia. E io sono qui per accompagnarti in questo ritorno a casa.

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Per approfondire:

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Sonia Cossar

Sono un’insegnante di yoga che ti aiuta a ritrovare l’equilibrio e la serenità attraverso un percorso personalizzato.

Attraverso le mie lezioni, la consapevolezza e i trattamenti energetici, ti accompagno in un viaggio di trasformazione interiore.

Ho una particolare attenzione e cura per le Persone Altamente Sensibili PAS/HSP.